Attività professionali del farmacista

Sono attività professionali del farmacista le attività per le quali la legge prevede l'obbligo di iscrizione all'Albo professionale, o comunque riconducibili al DLgs 258/1991 e al DLgs 206/2007 recanti attuazione delle direttive comunitarie in materia di formazione e diritto di stabilimento dei farmacisti.



VENDITA ONLINE MEDICINALI


Chi è autorizzato a vendere

Sono autorizzate a vendere “medicinali senza obbligo di prescrizione” on line solo le farmacie e gli esercizi commerciali parafarmacie” o “corner della salute” della Grande distribuzione organizzata (individuati dall'articolo 5, comma 1, del decreto-legge 4 luglio 2006, n. 223 )

I distributori all’ingrosso di medicinali non possono effettuare la vendita online.

La violazione del suddetto disposto si configura come vendita illecita di farmaci al di fuori dei canali autorizzati.

 

Chi autorizza

Ad autorizzare la vendita on line è la Regione. Per il Veneto questo il link

 

Come richiedere l'autorizzazione

Le farmacie o gli esercizi commerciali devono richiedere l’autorizzazione all'autorità competente per il territorio, in cui sono stabiliti, comunicando almeno le seguenti informazioni, che devono essere tempestivamente aggiornate in caso di modifiche:

  1. denominazione, partita IVA e indirizzo completo del sito logistico;
  2. data d'inizio dell'attività di vendita a distanza al pubblico di medicinali mediante i servizi della società dell'informazione;
  3. indirizzo del sito web utilizzato a tale fine e tutte le informazioni pertinenti necessarie per identificare il sito.

 

MODULISTICA:

Decreto del Dirigente del Settore farmaceutico - protesica - dispositivi medici n. 6 del 29/02/2016
Allegato A - Modello di domanda di autorizzazione alla vendita on line di medicinali senza obbligo di prescrizione ai sensi dell'art. 112- quater , comma 3, DLgs n. 219/2006 e s.m.i. ( download file )
Allegato B - Modello di autorizzazione alla vendita on line di medicinali senza obbligo di prescrizione ai sensi dell'art. 112- quater , comma 3, DLgs n. 219/2006 e s.m.i.

 

Ottenuta l’autorizzazione, il titolare della farmacia/esercizio commerciale che intende avviare l’attività deve procedere alla registrazione nell’elenco dei soggetti autorizzati alla vendita a distanza al pubblico dei medicinali dove viene indicato l'indirizzo del sito web, nonché, ottenere copia digitale, non trasferibile, del logo identificativo nazionale (decreto del Direttore generale dei dispositivi medici e del servizio farmaceutico 6 luglio 2015) che deve essere presente in modo chiaramente visibile su ciascuna pagina del sito web della farmacia o dell’esercizio commerciale dedicata alla vendita di medicinali e deve contenere il collegamento ipertestuale alla voce corrispondente alla farmacia o esercizio commerciale presenti nell’elenco generato dal Ministero.

 

A tal fine, il titolare deve compilare l’istanza on line alla pagina:

http://www.salute.gov.it/FarmaEcomm/

 

La richiesta compilata in ogni sua parte, va inoltrata con posta elettronica certificata all’indirizzo dgfdm@postacert.sanita.it , allegando, in formato elettronico, la copia del documento di identità del presentatore dell’istanza, nonché la copia dell’autorizzazione rilasciata dalla regione o dalla provincia autonoma ovvero da altra autorità competente, individuata dalla legislazione della regione o della provincia autonoma.

L’Ufficio competente del Ministero, fatti i dovuti accertamenti, provvede a registrare il richiedente nell’elenco e, tramite PEC dedicata, a consegnare alla farmacia o esercizio commerciale un’unica copia digitale, non trasferibile, del logo, nonché il collegamento ipertestuale che deve essere contenuto nel logo.

È cura del venditore comporre l’immagine del logo identificativo nazionale con il collegamento ipertestuale consegnato in modo tale che chiunque clicchi sul logo stesso venga reindirizzato sul portale del Ministero.

Il logo deve essere chiaramente visibile su ciascuna pagina del sito web della farmacia o dell'esercizio commerciale in cui si vendono i medicinali.

Al fine di non creare travisamenti in capo all’utenza sull’identità dei prodotti venduti on line, non è consentito utilizzare il logo nelle pagine impiegate prodotti diversi dai medicinali senza obbligo di prescrizione (dispositivi medici, integratori alimentari, cosmetici, ecc.)

L'attività sarà avviata solo dopo la pubblicazione del nominativo nel Registro dei soggetti autorizzati e l'implementazione delle pagine web e-commerce con l'apposito logo (vedi sotto).

 



Rete Interprovinciale contro la violenza di genere


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L'Ordine di Treviso prende parte alla Rete territoriale interistituzionale che raccoglie una pluralità di soggetti trasversali: Tribunali, Forze dell’Ordine, Università, Amministrazioni civili, Uffici scolastici, Ulss, Enti di accoglienza, Ordini professionali (farmacisti, medici, psicologi, giornalisti, assistenti sociali…).
Ognuna di queste istituzioni si impegna a promuovere al proprio interno e ad estendere all’esterno le buone pratiche di sensibilizzazione contro la violenza di genere , ad attuare risorse e progetti comuni per contrastare la discriminazione e l’abuso sulle donne, a condividere tra loro procedure codificate di accoglienza e presa in carico delle vittime, a promuovere l’aggiornamento e campagne di prevenzione e informazione verso i cittadini, a sostenere percorsi educativi rivolti alle scuole, elaborare i dati relativi al fenomeno sulla violenza per studi, ricerche, report.

Il quadro normativo di riferimento a livello regionale è indirizzato al sostegno delle donne nei loro percorsi di autonomia e si concretizza sia attraverso il supporto alle strutture di accoglienza, quali i Centri antiviolenza e le Case Rifugio, sia attraverso il consolidamento della rete territoriale.
Uscire da una situazione di violenza è un percorso complesso, difficile e spesso discontinuo, i servizi di aiuto a disposizione delle donne sono quindi pensati su diversi livelli di intervento: dal numero di pubblica utilità 1522 che rappresenta una prima possibilità di riscontro ed indirizzamento, per proseguire con i Centri antiviolenza e le Case Rifugio.

Analizzando i dati nazionali provenienti dalle chiamate al 1522 emerge che nel 2021 le richieste di aiuto delle vittime tramite chiamata telefonica o via chat sono state 12.305: una diminuzione delle segnalazioni di violenza in cui la vittima percepiva un imminente pericolo per sé o per i propri cari rispetto al periodo di convivenza forzata determinata dal lockdown ma merito anche dell’importante campagna informativa voluta dalla Presidenza del Consiglio dei Ministri avviata nel 2020, volta a diffondere l’esistenza del numero 1522 e dei centri antiviolenza e case rifugio, che ha aiutato molte più donne a cercare una via di uscita dalla violenza, portando all’emersione anche episodi di violenza meno gravi.

In Veneto, il numero delle strutture censite nell’annualità 2021 collocate nel territorio regionale sono:
n° 26 Centri antiviolenza
n° 17 Case Rifugio A
n° 10 Case Rifugio B

Completano l’elenco delle strutture operanti in Veneto i 37 sportelli di centri antiviolenza già operativi. Sommando il numero dei centri antiviolenza e quello degli sportelli, i punti di accesso per le donne nella Regione Veneto sono 63, distribuiti in tutte le province, con un’offerta di servizio in aumento rispetto agli anni precedenti.

La rilevazione in Veneto, nell’anno 2021, riporta 6.570 contatti di prima informazione/ascolto (telefonico, e-mail, di persona…) prima della presa in carico e 3.110 donne seguite dai Centri antiviolenza in un percorso personalizzato di autonomia e di uscita dalla violenza. Per quanto attiene, invece, ai dati delle Case Rifugio, complessivamente sono state 289 le persone accolte, 141 donne (di cui 37 donne senza figli) e 148 figli, con una permanenza media di 293 giorni, periodo di permanenza in netto aumento rispetto allo scorso anno.

Analizzando i dati rilevati sulle donne prese in carico dai Centri antiviolenza si conferma una tendenza ormai consolidata negli ultimi anni, ovvero che la maggior parte dell’utenza è italiana (67%) ed ha un’età compresa tra i 31 e i 50 anni, in prevalenza donne coniugate (1.354), con un grado di istruzione medio alto (63%) e per la maggior parte occupate (53%).
Analogamente, la conferma del trend si verifica anche se si analizzano i dati delle donne accolte presso le Case Rifugio la fascia di età più numerosa è rientrante tra i 31-40 (42%), con una percentuale maggiore di donne straniere (75% circa), coniugate, che hanno conseguito la licenza di scuola secondaria di primo grado e senza occupazione (75%).

Per quanto riguarda la tipologia di violenza , quella più frequentemente riferita dalle donne prese in carico dai Centri antiviolenza è psicologica (2.445) seguita da quella fisica (1.906). Per quanto riguarda l’analisi sugli autori di violenza è stato rilevato che il 98% degli stessi sono maschi, pur segnalando il dato di 57 donne come autrici. Per quanto riguarda il rapporto con la vittima, anche nel 2020, l’ambito relazionale/affettivo è stata la minaccia principale: il 57% dei casi ha visto coinvolti i coniugi o i partner conviventi e non conviventi delle donne (1.792 casi), a questo dato ne va aggiunto un altro di rilevante: il 24% circa (744 casi) della violenza generata da relazioni terminate (Ex coniuge/ex partner convivente ed Ex coniuge/ex partner non convivente). Quindi si può concludere che l’81% dei casi di violenza si è verificato all’interno di “relazioni affettive”.

Per quanto attiene al dato relativo alla modalità di contatto , ovvero in che modo o attraverso quali servizi le donne si sono rivolte ai centri, emerge che gli invii dai servizi territoriali (servizio sociale, medico di base, Forze dell’Ordine, Pronto soccorso, consultori, psicologo/psichiatra) sono 922 pari al 30% dei casi, cioè una donna su tre ha contattato il centro antiviolenza grazie alla rete tra i servizi. Se si considera anche il numero di donne inviate ad altri servizi territoriali da parte dei centri antiviolenza, i dati evidenziano che, laddove esistono problematiche relative alla gestione delle donne prese in carico che richiedono il coinvolgimento di diversi attori del territorio, la collaborazione tra questi esiste e viene attuata. Sul totale, quindi, delle donne prese in carico (3.110), 1.913 (pari a circa il 61%) sono state inviate ai servizi del territorio.
(a cura della dott.ssa Maria Cama)

PROTOCOLLO DI RETE TREVISO




Progetto RE-I-MUR

Che cos’è il progetto I-MUR

 

Lo scopo del MUR è migliorare la conoscenza da parte del paziente dei medicinali che sta assumendo, identificare eventuali effetti collaterali e, se possibile, indicare delle soluzioni; migliorare l’aderenza del paziente alle indicazioni del medico e ridurre gli sprechi che inevitabilmente si producono quando i farmaci vengono usati male. Si tratta, dunque, di un’attività specifica del farmacista quale esperto del farmaco, e non di uno sconfinamento nelle competenze del medico, dal momento che non si interviene sulle scelte del curante (scelta del medicinale, della via di somministrazione, dei dosaggi eccetera) ma gli si segnalano le eventuali anomalie. Il farmacista, invece, interviene invece su eventuali errori commessi dal paziente nella gestione del farmaco (dimenticanza delle dosi, eccessivo ricorso ai farmaci al bisogno, uso di medicinali da banco che interferiscono con la cura prescritta).

E' stato preso in considerazione il paziente affetto da asma, perché si tratta di una patologia che l’OMS indica tra quelle sotto-trattate, cioè nelle quali il trattamento, che pure è prescritto, viene impiegato in modo non ottimale, anche nei paesi ricchi. Il 43% dei costi sanitari generati dall’asma è dovuto all’accesso ai dipartimenti di emergenza, all’ospedalizzazione e ai decessi (a loro volta causati in larga misura da scarso controllo della malattia). Tutto ciò implica che una forte riduzione dei costi può essere ottenuta attraverso un migliore controllo della malattia.
La fase 1 del MUR in Italia è iniziata a ottobre 2012 e si è conclusa il 31 gennaio 2013. Ha coinvolto 74 farmacie in 4 province Treviso, Brescia, Pistoia, Torino. I pazienti intervistati sono stati 895.
Dallo studio è emerso che l'87% dei pazienti ha beneficiato nell'essere stato coinvolto nel progetto MUR, migliorando l'uso dei farmaci assunti. I farmacisti hanno infatti potuto rilevare nel 45,2% del campione intervistato una scarsa potenziale aderenza alle terapie. Sebbene la maggioranza dei pazienti (72,2%) non credesse di avere problemi correlati alle cure ed il 77,8% dichiarasse di avere una perfetta conoscenza ed una chiara consapevolezza in merito ai medicinali assunti, i farmacisti hanno identificato 1309 problemi specifici correlati all'asma e 1340 legati alle terapie farmacologiche.
L'8% dei pazienti assumeva ad esempio farmaci antiinfiammatori non steroidei, che sono sconsigliati nel caso di patologia asmatica.
I bisogni più frequentemente riscontrati sono stati la necessità di "educazione"(19%), di monitoraggio dei problemi (16%) e la discrepanza tra i farmaci prescritti e quelli assunti (12%).
Il progetto MUR è stata la prima ricerca italiana dedicata alla farmacia di comunità ed è stata  presentata al Congresso della International Pharmaceutical Federation, dopo essere stata anticipata a Berlino lo scorso 6 febbraio durante la Working Conference del PCNE (Pharmaceutical Care Network Europe).

La fase 2 prevedeva la distribuzione ai pazienti precedentemente intervistati di un questionario per la valutazione delle loro impressioni sul servizio MUR ricevuto. Questa fase si è conclusa lo scorso 31 ottobre.
Particolarmente interessante il fatto che il 36% concordava che l’MUR aveva messo in luce problemi reali con la terapia, e il 27% che dopo l’MUR il medico aveva modificato la prescrizione.

Il 51% dei pazienti ha dichiarato che vorrebbe ripetere l’esperienza, e oltre l’85% consiglierebbe l’esperienza ad altri. Tra i suggerimenti per migliorare il servizio, il campione ha indicato l’allargamento ad altre patologie, la generalizzazione del servizio ad altre farmacie e addirittura l’esecuzione dell’MUR con frequenza trimestrale.

La terza fase ha interessato circa 1500 pazienti e 360 farmacie nella nostra penisola.  Il dato più rilevante che è emerso è che, dopo l’intervento del farmacista, la percentuale dei pazienti che mostravano un controllo adeguato dell’asma saliva dal 43.7% a 54.4%, cioè aumentava del 25%.

Inoltre vi è una importante razionalizzazione dell’uso dei medicinali: prima dell’intervento del farmacista il 43% dei pazienti utilizzava FANS, potenzialmente controindicati, dopo il MUR la percentuale è scesa al 30% e, complessivamente, si è ridotto dell’8,2% il numero dei principi attivi impiegati. Altro punto importante è che si è dimostrato come l’intervento del farmacista abbia valore economico: il calcolo è stato condotto sulla base del fatto che un paziente la cui asma non è sotto controllo comporta costi sanitari superiori rispetto al paziente che tiene sotto controllo la malattia. Il risparmio generato dall’MUR per ciascun paziente varia dagli 86.96 euro l’anno dell’ipotesi più conservativa ai € 296.76 l’anno dello scenario con i costi maggiori.

 


La Royal Pharmaceutical Society (RPS), ha pubblicato un editoriale in cui è stata presentata una sintesi della Sperimentazione RE-I-MUR, l ’articolo è stato pubblicato sul Pharmaceutical Journal nel corrente mese di maggio. 

Oltre a ciò, una delle 4 riviste mediche piú importanti al mondo, il British Medical Journal (BMJ) , ha pubblicato un editoriale sullo stesso argomento  nell'aprile 2017.


Progetto Cefalee 2016


Con la collaborazione di FOFI , del Dipartimento di Scienza e Tecnologia del Farmaco dell'Università  di Torino , di Fondazione Italiana Cefalee Onlus e dell' ASL di Torino3 è  nato  il "Progetto Nazionale Cefalee e Farmacia di Comunità" , la cui finalità è intercettare in farmacia il paziente cefalalgico al momento della richiesta di un medicinale di automedicazione per il mal di testa, e coinvolgere così attivamente il farmacista di comunità. Referente del progetto per la provincia di Treviso è il Consigliere dott.ssa Daria Ussai .


Grazie ai risultati ottenuti in precedenti esperienze, lo studio viene esteso ora a livello nazionale, a conferma della volontà di trasferire la gestione delle patologie croniche alla realtà locali, e attribuire un nuovo peso sociale ed economico alla farmacia, come presidio sul territorio.


Il farmacista infatti, nel contesto della farmacia dei servizi (Dlgs 153/09), è stato identificato come figura chiave del pharmaceutical care, ovvero l’educazione sanitaria del paziente che mira ad un servizio a 360°, dall’individuazione dei primi sintomi al monitoraggio dell’adeguatezza dell’autocura e dell’aderenza alla terapia.

Circolare Fofi 2019 - Pubblicazione articolo scientifico con risultati.

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